Nel corso del suo impegno a fianco dei giovani don Oreste Benzi presto si trova a dover fare i conti con il problema della droga. E’ il 1980 e la tossicodipendenza è un fenomeno che sta assumendo dimensioni preoccupanti. Il primo deciso passo fatto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in questo ambito avviene in quell’anno, quando viene aperta la prima Comunità Terapeutica.
Nel corso di questi 40 anni di condivisione a fianco delle persone tossicodipendenti, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha cercato di rispondere all’emergere di problematiche via via sempre nuove quali l’etilismo, le nuove sostanze stupefacenti (NPS), le dipendenze da comportamento come ad esempio quella da gioco d’azzardo, il fenomeno della doppia diagnosi. Il Gruppo Operatori e la metodologia stessa si sono arricchiti di continue innovazioni capaci di formulare percorsi terapeutici innovativi e strade sperimentali, con la possibilità di risposte personalizzate, tarate sulle problematiche individuali e per questo maggiormente efficaci. Sono state inoltre aperte, di volta in volta, realtà metodologicamente diversificate. In aggiunta alla Comunità Terapeutica di tipo più “tradizionale” sono nati i centri diurni, i centri di prima accoglienza, centri per mamme con minori, centri per etilisti, case per adolescenti in difficoltà.
Oltre a promuovere la nascita di Comunità Terapeutiche, la Comunità Papa Giovanni XXIII cerca di intervenire anche nel dibattito politico e culturale in merito alla ricerca di risposte adeguate ai bisogni reali delle persone. Da qui l’organizzazione di convegni, la produzione di saggi e documenti di diverso tipo, la presa di posizione nel dibattito politico, la partecipazione attiva a consessi nazionali e internazionali, l’impegno profuso nella prevenzione.
Oltre che a livello nazionale, la Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII ha esportato la propria metodologia di recupero anche in altri Paesi (Croazia, Brasile, Bolivia, Cile, Argentina).
Clicca sui titoli per vedere i contenuti nascosti
26 giugno | La Comunità, facendo proprio l’invito del Vescovo di Rimini a tutta la diocesi, sceglie di impegnarsi direttamente nel lavoro di recupero dei tossicodipendenti.
«In comunità il problema era già sorto. La lettera del Vescovo fu la scintilla che fece scoppiare l’incendio. Nel maggio ’80 ci fu il primo giovane che si offrì per operare in mezzo ai tossicodipendenti; aveva un drogato con sé.Li accolsi tutti e due. Il giovane si è come incatenato al tossicodipendente e non si è sciolto fino a quando le catene del giovane drogato non si sono state spezzate. Abbiamo imboccato la via giusta. Al primo giovane se ne unì un altro.»(don Oreste)
«L’appello del Vescovo Giovanni alla Comunità perché ci facessimo carico dei tossicodipendenti accelerò in noi l’attuazione di un impegno che avevamo già intuito che dovevamo assumerci: la condivisione con i drogati per riportarli alla vita o meglio per farli incominciare a vivere. Ci aprimmo così non alla comunità terapeutica, ma alla comunità di condivisione per il recupero dei tossicodipendenti» (don Oreste)
5 ottobre | tre ragazzi, Sergio, Riccardo ed Enzo, andarono a vivere a Igea Marina con l’allora obiettore di coscienza Francesco Merciari. Una scelta che nasceva da una specifica chiamata a mettersi al fianco di chi era entrato nel tunnel della droga. Non una esigenza di diventare specialisti di un nuovo servizio ma la risposta ad un bisogno come in tante altre fragilità a cui il fondatore della Comunità aveva rivolto l’attenzione e la premura, insieme ai suoi collaboratori.Un metodo, quello adottato allora, che punta sulla persona, sul suo sentirsi risorsa, e le quattro R: “rinascita”, “responsabilità”, “realtà” – il bene principale della CT – e “rispetto” verso se stessi e verso gli altri. Il vescovo di allora e la richiesta di farsi carico dei tossicodipendenti riminesi, accelerò l’apertura della prima di numerose comunità ora presenti in diversi continenti, con lo spirito espresso da don Benzi: «Ci aprimmo così non alla comunità terapeutica ma alla comunità di condivisione per il recupero dei tossicodipendenti» perché «la linea di fondo del nostro cammino è la condivisione e non la prestazione».
Non è stata una scelta presa a tavolino, ma una CHIAMATA a condividere direttamente la sorte di chi è nella droga che nasce all’interno della vocazione specifica della Comunità Papa GiovanniNon una scesa in campo per diventare specialisti in un nuovo servizio, ma la risposta ad un bisogno emergente MOSSI DALL’AMORE per l’uomo, riconosciuto nella sua dignità di figlio di Dio, fratello e membro del corpo di Cristo.
18 Gennaio | si apre la Comunità Terapeutica di Bagnolo di Borghi (FC)
12 Novembre | si apre la Comunità Terapeutica di Trarivi di Montescudo (RN)
Quale metodo veniva seguito? Sul mensile della Comunità “Sempre”, nei n. 1 e 2 del gennaio e febbraio 1981, appaiono due articoli di Marco Panzetti in cui si presenta il metodo “Day Top”, da anni esperimentato negli Stati Uniti e dal gennaio 1979 anche in Italia a Roma, dal CeIS di don Mario Picchi.
Il metodo “Day Top” si basa sulle cosiddette “4 R”:
- Rinascita: disimparare e reimparare
- Responsabilità: il nucleo del processo terapeutico
- Realtà: il bene principale della Comunità Terapeutica
- Rispetto: verso se stessi e verso gli altri
«Il metodo poi ce lo siamo costruiti da soli, tenendo sempre presente la grande strada della condivisione, cioè il mettere la propria vita insieme a quella degli altri. La linea di fondo del nostro cammino è la condivisione e non la prestazione. Abbiamo visto che quando siamo fedeli a questo principio i risultati vengono.» (don Oreste)
«… di fronte ad una richiesta di aiuto, di sostegno da parte di un debole, dell’”ultimo”, prima si agisce, si risponde con amore; poi solo in un secondo momento si può e si deve studiare la base del problema, per riflettere e organizzare meglio le possibili soluzioni» (don Oreste)
«La comunità di condivisione per il recupero dei tossicodipendenti è la famiglia come deve essere, è la scuola come deve essere, è l’amicizia come deve essere, è il lavoro come deve essere. Nella comunità terapeutica si offre al giovane ciò che non ha mai avuto. Le terapie sono semplici: la terapia della verità, della responsabilità, del sacrificio, della fraternità e della gioia; la terapia dell’incontro con l’Assoluto, che non viene imposto, ma si respira. Dio si propone, non si impone. In ogni caso tutti i giovani, spontaneamente, tornano a porsi la domanda su di Lui.» (don Oreste, CON QUESTA TONACA LISA, San Paolo, Milano, 2001)
fai click sulle immagini per ingrandirle
Il 6 febbraio 1985 si apre il Centro Diurno di San Facondino di Saludecio (RN), poi a San Mauro Pascoli (06/12/85), primo esempio della diversificazione di risposte ai bisogni delle persone che si rivolgono alla Comunità.
Nasce la Cooperativa Sociale ONLUS Comunità Papa Giovanni XXIII è per la gestione delle attività in favore dei tossicodipendenti promosse a partire dall’inizio degli anni Ottanta dal servizio dipendenze patologiche dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
fai click sull’immagine per ingrandire
11 – 13 settembre | CONVEGNO NAZIONALE alla Fiera di Rimini: «Chi guarisce? Nuove forme di intervento e prevenzione per il recupero dei tossicodipendenti»
fai click sull’immagine per ingrandire
Ottobre | Esce il libro di don Oreste «Contro l’ovvio dei popoli.
Provocazioni su droga, comunità terapeutiche, vere e false guarigioni»
LA SCOPERTA
«Abbiamo fatto la scoperta che caratterizza il nostro intervento: il tossicodipendente è un ‘malato d’amore’. Non solo questa definizione data dai nostri Vescovi1 è vera, ma traccia anche la metodologia del recupero: far conoscere e sperimentare l’amore di Cristo Gesù».
(don Oreste, CONTRO L’OVVIO DEI POPOLI, Guaraldi, Rimini, ottobre 1992)1 Cfr. PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA, Dalla disperazione alla speranza, 1992
Settembre | Convegno: “Il diritto a non drogarsi”
Principali relatori:
- Vittorino Andreoli
- Giancarlo Milanesi
- Nicolò Amato
- don Oreste Benzi
La ricerca del LABOS / Ministero dell’Interno, pubblicata nel 1994 su “LE COMUNITA’ PER TOSSICODIPENDENTI. Storia, modelli, stress lavorativo”.
La nostra Comunità è stata inserita nel raggruppamento denominato “Comunità dinamiche”, sottolineandone il modello educativo centrato su un modo innovativo e solidale di «fare famiglia»
Dal 19 al 21 aprile a New York si tiene la trentesima Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sui problemi mondiali della droga.
Leggi qui alcuni articoli correlati:
to be continued…