Princìpi

Chi salva non è qualcosa, ma Qualcuno

don Oreste Benzi

I princìpi cardine che guidano l’azione della Comunità Papa Giovanni XXIII nel complesso mondo delle dipendenze patologiche sono:

  1. La condivisione diretta

Una relazione significativa, stabile, che permette di entrare in relazione con un “tu” significativo, che sappia accogliere la persona nei suoi bisogni reali e profondi.

  1. La centralità della persona

Ogni essere umano ha dignità per ciò che è, non per ciò che fa o produce. Non c’è “il tossicodipendente”, ma “la persona” che ha fatto uso di sostanze, non c’è “il ladro”, ma “la persona” che ha rubato, non c’è “il carcerato”, ma “la persona” che ha sbagliato.

  1. Una presa in carico integrale

L’essere umano è inscindibile nelle sue diverse dimensioni: corpo, mente, anima, relazioni. Non si può pensare di prendersi cura solo un aspetto senza considerare gli altri.

  1. La dimensione familiare e la rete di relazioni

Le comunità terapeutiche, seppur ognuna con le proprie specifiche caratteristiche, sono  “comunità di condivisione” inserite nella più grande famiglia dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII: le Case Famiglia, i Centri Diurni per persone disabili, le Cooperative di lavoro e tutte le altre realtà di accoglienza.

  1. La personalizzazione dell’intervento

La metodologia di liberazione entra in dialogo e si modifica in funzione delle singole persone che vengono accolte, delle diverse tipologie di dipendenze che le affliggono, dei loro bisogni, dei loro progetti, dei contesti di vita in cui si vive, da cui si proviene ed in cui si andrà. 

  1. Incontrare Cristo: è Lui che guarisce

L’uomo è un essere religioso. La salvezza non è qualcosa, ma Qualcuno. “L’incontro con l’Assoluto non viene imposto, ma si respira” (don Oreste) convinti che in tutti c’è il bisogno dell’Assoluto.

(ispirato ad un testo di Stefano Gasparini, responsabile Centro Documentazione APG23)