Nel quarantennale delle comunità terapeutiche della Comunità Papa Giovanni XXIII una testimonial d’eccezione è Sandra Sabbatini. Giovane studentessa di medicina, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, morta a soli 23 anni in un incidente, il prossimo 24 ottobre 2021 sarà proclamata “beata” a Rimini. «Sandra sarà non solo la prima santa fidanzata – spiega Giorgio Mezzini – ma anche la prima santa operatrice. Si buttò infatti a capofitto nella condivisione con i giovani tossicodipendenti. Non a caso abbiamo già diverse comunità terapeutiche dedicate a lei tra cui quella di Trarivi, dove si è spesa fin da subito, e in Cile».
L’intuizione di celebrare in particolare l’impegno di Sandra verso chi è scivolato nella morsa delle dipendenze, nasce dal desiderio di cogliere una voce viva e attualissima oggi per i giovani. Sono cambiate le sostanze e i comportamenti, ma i bisogni che spingono ad estraniarsi dalla realtà sono sempre quelli. Chi più di Sandra ha saputo raccontare nel suo Diario la bellezza della vita con gioia e semplicità? Di questo c’è ancora tanto bisogno. Diverse persone in programma hanno intuito cosa faceva e chi era, e riconosciuto preziose le sue parole».
Quanto sia significativa la figura di Sandra Sabbatini per un giovane inserito in un percorso terapeutico lo si capisce bene dai diversi spunti raccolti da Giorgio Mezzini durante un’attività nella comunità terapeutica di Trarivi (in provincia di Rimini), dove la giovane riminese si sperimentò come operatrice. Le riflessioni presenti nel suo Diario infatti toccano il cuore di chi sta cercando coraggiosamente di uscire dal tunnel delle dipendenze. Laura è una di questi. Alle parole del Diario del 13 febbraio 1983: «Amando scoprirai la tua strada, amando ascolterai la voce, amando troverai la pace», lei risponde con una riflessione sul percorso che ha davanti: «Questa frase è bellissima, piena di significato, ti entra nel profondo dell’anima. Vorrei tanto imparare ad amare come sapeva fare Sandra».
E poi c’è S. della comunità terapeutica di Balignano (FC). Una storia che fa accapponare la pelle, ma si vede che ha iniziato a pensare alla vita in positivo, valorizzando le piccole cose intorno a lei, come Sandra. La futura beata scriveva nel febbraio del ’76: «Che bello essere nati, vivere, per poter vedere tutto quello che mi circonda, a volte nei momenti di sconforto la odiamo, ma la vita è più che degna di essere vissuta insieme al Signore, vivere se non altro per cambiare questo ancora degradante modo di vivere mio e degli altri, combattere, dunque, contro le avversità». E S. racconta di sé, di tutta risposta: «Io maledicevo di essere nata e ho anche tentato il suicidio. Ora vedo tutto ciò che mi circonda: fiori, uccelli e il sole che ti scalda il viso nei momenti di sconforto. Odiavo la vita e l’unico amico in quel momento era la bottiglia, che capisco mi ha rovinata, adesso che sono qui è bella viverla insieme al Signore e combattere tutti i giorni le avversità».
LA STORIA DI SANDRA (approfondimento)
La Serva di Dio Sandra Sabattini è nata il 19 agosto 1961 a Riccione. Da adolescente, nel 1974, iniziò a frequentare gli incontri della Comunità Papa Giovanni XXIII, associazione guidata e fondata dal Servo di Dio don Oreste Benzi. Al suo interno coronò la propria vocazione di servizio al prossimo bisognoso impegnandosi in varie attività caritative. Nell’agosto 1979 si fidanzò con Guido Rossi, anch’egli membro della stessa Associazione. Terminato il liceo scientifico, nel 1980 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Bologna. All’inizio degli anni ’80 la Comunità Papa Giovanni XXIII aprì una comunità terapeutica ad Igea Marina dedicata in maniera specifica all’assistenza di chi aveva problemi di droga. Sandra diede subito la propria disponibilità a dedicarsi a questo servizio di carità, mostrando generosità e, nel contempo, maturità non comuni a contatto con i tossicodipendenti, al punto che nel periodo delle vacanze estive si trasferiva in comunità per svolgere il servizio a tempo pieno. Il 29 aprile 1984, mentre si recava ad un incontro della Comunità fu coinvolta in un grave incidente stradale presso Igea Marina. Venne trasportata d’urgenza all’ospedale, ma le sue condizioni apparvero subito disperate. Morì pochi giorni dopo: era il 2 maggio 1984.