Una foto molto intima. Ordinata, il letto che ha conosciuto il cambiamento rifatto con cura. Un compagno di stanza. 2 anni vissuti qui possono sembrare un istante, visti dalla fine, ma sono lunghi mentre li si attraversa.
«Prima di entrare in Comunità mi immaginavo un luogo in cui mi avrebbero fatto un lavaggio cervello; invece trovato un posto dove un po’ alla volta mi hanno aiutato a lavorare su me stesso. Io volevo continuare a studiare, e qui mi hanno dato l’opportunità di farlo».
Lo racconta Giuseppe, iscritto ad ingegneria. Il Covid-19 paradossalmente l’ha aiutato, perchè ha potuto continuare a seguire le lezioni a distanza: «Ecco una cosa importante che ho sentito cambiare in me. Ora so leggermi di più, sapermi raccontare agli altri».
Ci sarà anche lui fra le 122 persone (inizialmente erano confermate in 110, 68 in presenza e gli altri collegati dall’estero) che oggi vedono riconosciuto il proprio cammino di superamento delle dipendenze patologiche.