Inizia il nuovo anno alla Scuola del Sasso, “la scuola come dovrebbe essere”

Un anno di lezioni non convenzionali per riscoprire il valore della conoscenza e della libertà. 

 

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È ricominciata da poco la Scuola, ma per alcuni la campanella non ha suonato, non è necessario correre a prendere i banchi migliori, né avere timore delle interrogazioni. A frequentare lezioni “insolite” sono gli studenti della Scuola del Sasso che, pur essendo molto diversa dalle strutture accademiche tradizionali, è però “scuola” nel suo significato e ruolo più profondo: quello di educare, o meglio ri-educare, alla vita, alla libera espressione e alla crescita.

 

La Scuola del Sasso nasce come spazio libero di pensiero per persone che stanno affrontando il loro percorso di recupero dalle tossicodipendenze. Offre un anno di lezioni di scrittura creativa per gli accolti nelle strutture terapeutiche della Coop. Comunità Papa Giovanni XXIII, a cui viene chiesto di rielaborare le proprie esperienze di vita attraverso poesie, racconti, romanzi e pensieri. 

 

La Scuola è nata 35 anni fa nella Comunità di Fornò (FC) grazie all’intuizione del Professor Riccardo Lanzoni, che ancora oggi continua a svolgere le sue lezioni nelle strutture terapeutiche del circondario forlivese e che, negli anni, ha strutturato il progetto in maniera sempre più solida, istituendo un collegio docenti comandati dal Ministero dell’Istruzione

 

Fondata su un manifesto di dieci punti, la Scuola vuole fornire un decalogo di suggestioni, più che una vera e propria pianificazione scientifica, per fare da guida ai propri alunni e per “essere occasione di cogliere il prezioso valore dell’imparare – com’è scritto nel punto 5 – e così nutrire di conoscenza e umanità la propria persona”. “Il metodo – continua il decalogo – è quello di una scuola viva, dialogante, in cui si è invitati ad essere protagonisti, di certo diversa da quella vissuta in gioventù. Ci sono comunque quaderni, compiti e letture a coltivare varie possibilità di espressione”. 

 

Ogni anno viene scelto dal collegio docenti un tema che farà da traccia per tutto l’anno a venire. Per questo a.s. 2024- 2025, sarà la speranza la protagonista delle lezioni e riflessioni in classe, richiamando così al motto dell’ormai prossimo Giubileo Pellegrini di speranza. La Scuola si conclude ogni anno con la libera partecipazione a un concorso poetico, PrimaVera Poesia, aperto a tutte le Comunità Terapeutiche della Cooperativa. 

 

“All’inizio della prima lezione dico sempre ai miei studenti: questa non è la scuola come l’avete incontrata, è la scuola come dovrebbe essere”, racconta Giorgio Mezzini, da anni docente comandato. “La scuola in realtà dovrebbe essere un grande studio di libertà, perché ti permette di conoscere; più cose conosci, più hai possibilità di scegliere. Ed è libero solo chi sceglie, chi conosce”. 

 

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Le lezioni sono impostate da ogni docente in maniera diversa ma prevedono laboratori, uscite e ampio spazio alle riflessioni. Il docente Mezzini basa le sue classi su tre regole fondamentali; la prima, secondo cui le domande sono più importanti delle risposte. “Quando ci facciamo una domanda, ci apriamo alla ricerca” spiega. La seconda è che non esistono parole che “ti passano sopra la testa” senza sapere cosa vogliono dire; ogni significato sconosciuto va ricercato e imparato, perché è necessario “avere il linguaggio per descrivere le cose che succedono, la realtà che ci circonda”. La terza e ultima è che ognuno ha il diritto di essere ascoltato senza essere giudicato, “quindi ognuno ha il dovere di ascoltare senza giudicare”, aggiunge. 

E quest’ultima regola è fondamentale, dal momento che tra i banchi convengono realtà molto diverse, si incrociano storie e percorsi molto differenti tra loro. “Un anno, ad esempio – racconta Mezzini – avevo nello stesso gruppo uno studente che aveva due lauree e un altro che invece firmava con la X perché era analfabeta”. Una sfida complessa, ricorda, ma che ha arricchito di tante prospettive le lezioni. 

 

E alla fine, però, i risultati ne valgono sempre la pena, tanto che alcuni accolti hanno rivelato di essere rimasti in Comunità Terapeutica proprio per questo percorso, per l’animazione culturale a tutto tondo, per l’approccio nuovo. 

Insomma, per quei motivi che dovrebbero portare a innamorarci della scuola, ma che purtroppo spesso non incontriamo negli istituti tradizionali, la Scuola del Sasso rappresenta un’occasione unica non solo di apprendimento ma di crescita, di visione, di apertura alla vita.  Non vuole porsi in contrasto con le scuole tradizionali, ma risponde a esigenze e percorsi specifici, offrendo un’alternativa dedicata a chi vive un particolare cammino di recupero. 

 

La Scuola del Sasso è quindi uno spazio di tante domande e poche risposte, un luogo di riflessioni senza voti né giudizi, un percorso per la propria crescita e non per la propria carriera, uno sguardo verso il mondo e l’educazione a cui dovremmo tendere.