Il percorso terapeutico

Chi necessita di una comunità terapeutica nel processo di liberazione dalla dipendenza da sostanze quali droghe o alcol, viene ricostruito nella personalità da una nuova relazione che si instaura con i responsabili della Comunità. La loro testimonianza di coerenza diventa base sicura per ogni ragazzo. La vita insieme, condivisa, su obiettivi possibili rilancia la fiducia in se stessi, suscita le capacità creative di ognuno. La scoperta della dimensione religiosa personale e comunitaria dà senso al sacrificio e alla conquista per un significato pieno della propria esistenza.”  

Giovanni Ramonda, responsabile generale Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII dal 2008 al 2023

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

Una Comunità Terapeutica è un ambiente di vita e di lavoro pianificato in senso terapeutico, che utilizza il valore terapeutico dei processi sociali e gruppali.” (Service Standards for Therapeutic Communities, 8va edizione). E’ una vera e propria comunità di vita, una strutture di tipo residenziale  che permette alle persone affette da una qualche forma di dipendenza di poter vivere un periodo di totale astinenza ed  intraprendere un percorso personale di riflessione e cambiamento reale.

Il recupero sul piano psicologico e fisico, la  vita di condivisione, la riscoperta della dimensione interiore, il recupero dei legami affettivi e del loro significato, i percorsi lavorativi,  sono i punti di forza del metodo educativo attuato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.

La permanenza presso la comunità terapeutica può variare in base alle esigenze e problematiche della persona accolta; verso ciascuno si interviene con percorsi diversificati offrendo comunque a tutti un tempo e uno spazio privilegiato per poter approfondire e rileggere i vissuti e le problematiche che hanno caratterizzato la propria vita.

Riappropriarsi della propria esistenza è un processo delicato che ha bisogno di essere accolto e condiviso. E’ un obiettivo che si  raggiungere a piccoli passi  grazie all’aiuto di figure professionali competenti: psicologi, sociologi, educatori professionali, volontari formatisi presso le nostre realtà, ma grazie anche alle dinamiche di gruppo che si creano nella stessa struttura. La comunità terapeutica allora diventa una vera e propria “palestra di vita” in grado di rafforzare ogni giorno attraverso la vita comunitaria l’impegno e il rispetto per sé e per gli altri,  per le regole comuni, la solidarietà, la capacità di relazione, l’onestà, il valore della gratuità, la costanza nel portare avanti un impegno, la scoperta delle potenzialità tutte da rimettere in campo in un processo condiviso.

Generalmente il programma si sviluppa in tre fasi: 

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Oggi le nostre comunità accolgono assuntori di sostanze psicotrope, etilisti, ludopati, farmacodipendenti, persone con comorbiditá e persone con qualsiasi altra forma di dipendenza patologica.

L’intervento metodologico si ispira alla terapia cognitivo comportamentale e si utilizzano tecniche innovative quali DBT (Dialectical Behaviour Therapy), S.T.E.P.P.S (Sistem Training for Emotional and Predictability, Problem Solving) che favoriscono l’apprendimento di abilità per la gestione dell’intensità emotiva, gruppi di storia della vita ispirati allo Schema Therapy, Mindfulness e attività di rilassamento.

Il gruppo degli educatori si avvale del supporto di figure professionali quali psicologi e psichiatri che impostano, se necessario, psicoterapie e supporti farmacologici, nel tentativo di fornire risposte personalizzate e calibrate sulle problematiche ed esigenze individuali.

L’esperienza maturata in oltre quaranta anni di condivisione e le necessità dei ragazzi in programma hanno portato la Comunità Papa Giovanni XXIII ad aprire realtà metodologicamente diversificate e a proporre percorsi terapeutici innovativi e strade sperimentali, con la possibilità di risposte personalizzate, tarate sulle problematiche individuali e per questo maggiormente efficaci. In aggiunta alla Comunità Terapeutica di tipo più “tradizionale” sono nati i centri diurni, i centri di prima accoglienza, centri per mamme con minori, centri per etilisti, case per adolescenti problematici.

La comunità terapeutica è il luogo dove si cerca di dare una risposta efficace ai tanti giovani e alle famiglie che vivono il dramma della dipendenza da sostanze stupefacenti. Il fulcro è la condivisione della vita che porta ad accogliere persone tossicodipendenti proponendo loro un cammino di recupero articolato secondo interventi educativi personalizzati.

Negli ultimi anni oltre alla dipendenza da sostanze stupefacenti si è cercato di dare una risposta anche a nuove problematiche come l’etilismo, le droghe moderne, la dipendenza dal gioco d’azzardo.

Il programma riabilitativo mira a far prendere coscienza alle persone accolte delle proprie capacità, a valorizzare gli aspetti positivi della propria vita, in modo da conquistare una piena autonomia e realizzazione di sé.

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  • contenimento dell’incidenza e prevalenza del fenomeno dipendenze patologiche;
  • tutela della salute psicofisica dell’utente;
  • coordinamento tra enti pubblici, privato sociale e volontariato per affrontare il problema delle dipendenze mediante programmi di intervento articolati, coordinati e permanenti;
  • presa in carico del tossicodipendente mediante un programma personalizzato che preveda anche il coinvolgimento e la valorizzazione delle risorse del nucleo familiare e del contesto sociale;
  • ampliamento della gamma degli interventi per assicurare risposte adeguate alle differenti esigenze dei soggetti;
  • integrazione tra servizi sanitari sociali, assistenziali, culturali, ricreativi, ecc. ed associazioni di volontariato e del privato sociale per un progetto complessivo di prevenzione e di riabilitazione a livello locale;
  • rispetto dei fondamentali diritti della persona ed esclusione di ogni forma di coercizione fisica, psichica e morale garantendo la volontarietà dell’accesso e della permanenza nella struttura; promozione del raggiungimento di uno stato di maturità e di autonomia;
  1. Prendere coscienza delle proprie capacità, degli aspetti positivi della propria vita per rendersi conto del proprio valore e che, facendo parte di un disegno che va oltre la loro persona, la propria vita ha un senso che non ha termine.
  2. Raggiungere una visione del mondo come spazio di vita in cui ognuno, vincendo il male e ciò che vi è di negativo nell’uomo, lotta per una vita piena, basata sulla verità, sulla giustizia e sull’amore.
  3. Raggiungere una piena autonomia, basata sulla capacità di discernere il bene per sceglierlo e il male per rifuggirlo.
  4. Raggiungere la gioia della vita nella piena realizzazione di sé, nel dono generoso del sé agli altri, nello stabilire la propria relazione vitale con l’Assoluto.
  5. Sperimentare la possibilità di vivere con una propria identità ricca di valori e da questi orientata, in una società che è basata sul possedere anziché sull’essere, sull’apparire più che sulla vera realizzazione della persona, sul piacere invece della gioia; che è dominata dalla ricerca spasmodica della soddisfazione nel consumismo, della bramosia del potere, del denaro, del sesso.

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I. Terapia della verità

l’esperienza in comunità terapeutica conduce gradualmente a rinforzare la propria capacità critica e a crescere nel coraggio della verità, fino a essere totalmente trasparente.

II. Terapia della responsabilità

Ognuno ha responsabilità precise delle quali deve rendere conto fino a raggiungere la piena autonomia.

III. Terapia della conquista e del sacrificio

Niente è dato se non lo si guadagna e se non si è in grado di affrontare l’attesa, il sacrificio, la frustrazione.

IV. Terapia del dono di sé

La liberazione dal proprio malessere avviene attraverso la scoperta di valere per qualcuno e che l’altro non può fare senza di noi.

V. Terapia dell’Assoluto

Il Mistero che si rivela, che porta alla riflessione, alla meditazione, alla preghiera, alla cura della dimensione spirituale.

VI. Terapia con la famiglia

L’accolto e la propria famiglia, per quanto in modi molto differenti, camminano assieme.

VII. Terapia della fraternità

Fino al punto che ognuno si sente aspettato, cercato, amato.

VIII. Terapia del reale

Il dato di realtà è un ingrediente spesso scomodo, doloroso, impattante nella vita di ognuno. Ancor di più per chi ha sperimentato la “fuga” dalla realtà. La dimensione comunitaria prima e il graduale rinserimento in società poi, rappresentano il necessario attraversamento della realtà di sé, degli altri, del mondo. Confrontarsi con il reale porta a impatti a volte dolorose, ma più spesso porta allo stupore, alla scoperta della bellezza, è una formidabile palestra per la stima di sé ed un passaggio inevitabile di ogni percorso.

IX. Terapia della creatività

Ognuno è stimolato a sviluppare la propria originalità, mettendola a servizio. Avere e darsi dei “limiti” è la sorgente della creatività.

X. Terapia della gioia e del gusto di vivere

La gioia è l’emozione che ci fa cercare ancora ciò che l’ha provocata; imparare a gioire di ciò che si è, delle persone che ci circondano, riporre in ciò che non è effimero il senso della propria esistenza è il traguardo di questo percorso