
In Italia è boom di consumo di cannabis, con la cocaina al secondo posto.
I dati sono quelli forniti dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) nel suo ultimo Rapporto 2018. I dati preliminari indicano un aumento della prevalenza di cannabis (l’Italia è seconda solo alla Francia) e una stabilizzazione nell’uso di stimolanti sintetici, mentre l’uso di cocaina resta al secondo posto.
Da inizio 2017 abbiamo assistito all’introduzione della coltivazione e vendita legale della “cannabis light” anche in Italia. La legge 2 dicembre 2016, n. 242, si poneva lo scopo di rilanciare la filiera della canapa industriale. A seguito dell’approvazione della legge, nonostante la vendita delle infiorescenze e dei loro derivati non fosse espressamente prevista, in Italia hanno aperto più di 3.000 «canapa shop», negozi che vendono la cosiddetta «cannabis light» ovvero fiori di canapa industriale con bassa percentuale di tetraidrocannabinolo (THC). La vendita di cannabis light in Italia, secondo la Coldiretti, nel 2017 ha fatturato circa 40 milioni, nel 2018, è più che triplicata arrivando a 150 milioni di euro. Il business coinvolge migliaia di commessi, agricoltori e rivenditori. Sempre secondo Coldiretti, nel giro di 5 anni sono aumentati di 10 volte i terreni coltivati a canapa: dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4.000 del 2018. La vaghezza della norma riguardo alla vendita dei fiori derivati dalla canapa industriale ha creato però molti problemi applicativi e, soprattutto, una maggiore confusione specialmente nelle giovani generazioni.