La prevenzione contro la violenza di genere comincia in classe, con i più giovani. Gli ultimi casi di cronaca ci mettono, ancora una volta, di fronte a questa responsabilità
di Francesca Cadei
I tragici femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula hanno scosso profondamente l’opinione pubblica, riportando al centro dell’attenzione l’urgenza di interventi preventivi contro la violenza di genere. Entrambe le giovani donne sono state uccise da uomini incapaci di accettare un rifiuto, un dramma che solleva interrogativi dolorosi ma necessari: stiamo davvero educando le nuove generazioni a riconoscere l’amore ed a comprendere il suo significato autentico? Stiamo insegnando ai bambini che amare significa accogliere e rispettare l’altro, non possederlo?
Questi eventi tragici sottolineano la necessità di un cambiamento culturale profondo, che parte dall’educazione emotiva e affettiva, già nelle scuole primarie ed in tutti quei contesti educativi che contribuiscono alla crescita delle nuove generazioni.
Nelle relazioni tossiche “il bisogno” viene spesso confuso con “l’amore” e la sofferenza diventa misura dell’intensità del legame, alimentando una dipendenza emotiva che annulla l’identità personale fino a pensare che senza l’altro non si possa esistere. Al contrario, nelle relazioni sane si cresce insieme nel rispetto e nella libertà, senza che l’altro diventi indispensabile. Questa distinzione, tra bisogno e amore, tutt’altro che scontata, affonda le radici nell’infanzia e in un’educazione emotiva che insegna a riconoscere, accettare e dare valore alle proprie emozioni, a coltivare l’empatia e la capacità di negoziare i conflitti in modo non distruttivo. Tutti questi elementi permettono alla violenza di perdere il suo terreno fertile, creando le basi per costruire relazioni sane e rispettose. Allo stesso tempo aiutano a distinguere tra affetto e possesso, per crescere insieme senza annullarsi, in un amore che non soffoca ma fa spazio all’altro.
I sentimenti non sono innati, ma si apprendono nel tempo attraverso l’esperienza e le relazioni con gli altri. Fin dalla prima infanzia, il modo in cui gli adulti si relazionano emotivamente con i bambini gioca un ruolo importante nel processo d’apprendimento emotivo. La sintonizzazione emotiva, ovvero la capacità dell’adulto di riconoscere, accogliere e rispecchiare le emozioni dei bambini, permette a questi di modulare le proprie risposte comportamentali ed emotive, sviluppando empatia e capacità di comprendere sé stessi e gli altri. È proprio attraverso questa relazione empatica e autentica che i bambini imparano a riconoscere e modulare le proprie reazioni, a dare un nome alle emozioni e a comprenderne il significato, sia in sé stessi che negli altri. Questo percorso di consapevolezza emotiva rappresenta la base per lo sviluppo dell’empatia, della capacità di instaurare relazioni sane e della competenza nel gestire in modo equilibrato i conflitti.
Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dell’educazione e dello sviluppo, sottolinea l’importanza di un piano di formazione profonda anche per gli insegnanti, che consenta di recuperare la dimensione affettiva nell’educazione e dell’apprendimento. L’emozione, infatti, è parte integrante dell’apprendimento e della crescita umana: educare la mente senza educare il cuore significa non educare affatto (Aristotele), poiché nessun atto della nostra vita cognitiva è realmente slegato dalle emozioni che proviamo (Lucangeli).
L’antropologo Mario Pollo evidenzia come l’assenza di educazione all’interiorità e ai sentimenti renda i giovani fragili e incapaci di affrontare un rifiuto. In una società che privilegia l’io e il livello cognitivo formato dalle conoscenze e trascura la dimensione interiore, è fondamentale riscoprire il valore dell’altro e sviluppare una visione profonda del mondo che trascenda l’individualità.
All’interno delle proprie attività di prevenzione, la Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII propone alle scuole e alle realtà educative percorsi mirati contro la violenza di genere, con l’obiettivo di esplorarne cause, dinamiche e conseguenze. Attraverso laboratori interattivi, discussioni e momenti di riflessione, i partecipanti vengono guidati a riconoscere stereotipi, pregiudizi e segnali di abuso, imparando a costruire relazioni basate sul rispetto e sull’uguaglianza. I percorsi promuovono inoltre l’alfabetizzazione emotiva, l’educazione all’affettività e alla sessualità, offrendo strumenti per comprendere il linguaggio del proprio corpo e delle proprie emozioni, elementi fondamentali per uno sviluppo sano e per relazioni autentiche e consapevoli.
I femminicidi di Sara e Ilaria ci ricordano dolorosamente quanto sia urgente intervenire alla radice del problema. Educare alle emozioni e all’affettività fin dalla scuola primaria non è solo un’opzione, ma una necessità per costruire una società più empatica, rispettosa e consapevole. Solo attraverso un impegno educativo profondo e condiviso degli adulti che a vario titolo si relazionano con le giovani generazioni è possibile sperare di prevenire future tragedie.
Francesca Cadei è psicologa, specializzata in psicologia scolastica. Si occupa di dispersione scolastica, disturbi specifici dell’apprendimento, consulenza genitoriale e agli insegnanti. Inoltre lavora come formatrice per insegnanti, genitori ed associazioni. Anima a livello mondiale l’ambito scuola per l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, della quale fa parte.