«Le cose belle prima si fanno, poi si pensano», diceva spesso Don Oreste Benzi. Quando l’abbiamo sentita, abbiamo pensato subito che fosse davvero una bella frase. E poi ci siamo chiesti: «ma ci si può ancora emozionare e divertire con le cose belle?» La risposta è sì, la risposta è solo “Solo cose belle”.
Perché Solo cose belle, nella migliore tradizione della commedia all’italiana, è un lungometraggio che riesce a raccontare in modo profondo, ma soprattutto brillante e divertente, l’incontro tra due mondi opposti che improvvisamente – e loro mal grado – si incrociano. E racconta di come, piano piano, attraverso intrecci inaspettati, rapporti contrastati e personaggi bizzarri, questi due mondi così lontani finiscano per conoscersi e dialogare: da una parte un sonnacchioso e convenzionale paesino dell’entroterra romagnolo, dall’altra l’inusuale e rumoroso microcosmo di una casa famiglia, ossia quel luogo in cui gli “sbagliati” di questa società trovano possibilità e occasioni.
Solo cose belle non è un film fatto di facili sentimentalismi o di pietismo a buon mercato. C’è anzi dell’amaro in questa commedia corale, perché può succedere che i ruoli si ribaltino, perché la diversità e la normalità sono concetti relativi, perché l’accoglienza arricchisce anche e soprattutto chi la fa. E le sorprese non mancano mai.
E’ la storia di un cambiamento e di come l’incontro con la diversità – che all’inizio suscita diffidenze, domande, paure – rende in realtà l’esistenza piena e bella. Ed è così che Solo cose belle riesce a parlare a tutti.
