Una rete di aiuto e auto-aiuto a Rimini. Il gruppo di supporto alle famiglie con figli con dipendenza

Intervista a Marco Zangheri, operatore e referente del gruppo di supporto alle famiglie di Rimini

 

gruppo autoaiuto

 

di Sara Tonini

 

Nel 2022, in Italia, più di 127.000 persone dipendenti da sostanze sono state assistite dai Servizi pubblici per le Dipendenze, secondo la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze. Senza contare tutti coloro che non si sono rivolti all’aiuto pubblico, ma che vivono un rapporto di dipendenza all’ombra di questo tipo di supporto. 

 

127.000 non è solo un numero, ma sono persone inserite nella società, con amici, colleghi, compagni di Scuola o di Università. Le loro dipendenze, infatti, arrivano a coinvolgere anche i loro affetti più vicini, in particolar modo le famiglie, che spesso si ritrovano senza il supporto necessario per affrontare le dinamiche scatenate da una dipendenza. Per questo motivo, fin dall’inizio delle sue attività di recupero per persone con problemi di dipendenza, a Rimini e in altre zone d’Italia, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha istituito gruppi di supporto e auto-aiuto, in cui genitori di persone con disturbi da uso di sostanze tra cui anche la dipendenza, possano incontrarsi e confrontarsi sulle proprie difficoltà e successi, sulle proprie paure e vittorie. 

 

A gestire il gruppo di supporto di Rimini alcuni genitori di figli che hanno seguito un percorso di recupero in Comunità Terapeutica vent’anni fa o più, insieme all’operatore Marco Zangheri che, in quest’ intervista, spiega la composizione e lo sviluppo del gruppo.

 

Marco Zangheri

 

Gruppo di supporto alle famiglie. Ci puoi raccontare meglio di cosa si tratta?

 

La Comunità Papa Giovanni XXIII ha individuato l’esigenza, dopo l’emergenza Covid, di riprendere quegli incontri che aveva nel tempo portato avanti con le famiglie che hanno figli con problemi di uso di sostanze tra cui la dipendenza. Vi partecipano diverse famiglie con, in passato, figli in Comunità Terapeutica o tuttora in trattamento, ma anche famiglie con figli in situazioni di difficoltà, che vivono per strada o che stanno entrando in una forte dipendenza. 

 

È  fondamentalmente un gruppo di autoaiuto gratuito con cadenza settimanale in cui i genitori affrontano la questione in modo molto concreto, cercando di trasmettersi l’un l’altro le loro esperienze su come hanno gestito le diverse situazioni e problematiche, dandosi consigli e man forte a vicenda. È un’esperienza volta anche al recupero di sane competenze genitoriali per riuscire ad “abitare” le problematiche dell’uso di sostanze. 

È un luogo in cui non c’è giudizio, nessuno indica se fai bene o se fai male.

 

Ad accompagnare il gruppo ci siamo io come operatore, e due familiari con figli che hanno terminato la riabilitazione in comunità da tanti anni; noi principalmente cerchiamo di aiutare, capire, dare delle nuove indicazioni, leggendo e interpretando l’oggi. In questo modo i genitori si sentono aiutati perché non si va sulla teoria ma sul pratico, ad esempio dando regole ai figli, leggendo assieme la gravità o meno di certi comportamenti, individuando possibili strategie per poter affrontare le problematiche condivise durante l’incontro. 

Questo gruppo è l’unico del genere sul territorio ed è aperto a tutte le situazioni, accoglie tutti.

 

Chi ne fa parte e quali sono le problematiche che emergono maggiormente?

 

In  media vi partecipano dalle 30 alle 40 persone ma l’aspetto notevole è che i nuovi  genitori partecipanti sempre più hanno tutti figli molto giovani,  dai 14 ai 18 anni nella maggior parte dei casi, e anche con problemi di doppia diagnosi,  e che spesso hanno manifestato episodi  di autolesionismo e tentati suicidi. In questi casi la sostanza sì è un problema, ma non è il problema principale. 

La partecipazione è ottima e continuativa. Il gruppo è formato da famiglie che lo frequentano da anni, ma anche da nuovi arrivati, richiamati da un passaparola tra gli stessi genitori. Questo lo riteniamo un segnale importante a riprova della necessità sempre più emergente di creare spazi di ascolto e supporto alle famiglie. 

 

Quali sono le difficoltà maggiori che le famiglie incontrano? 

 

Come operatore ho notato che, ad un primo livello, da parte dei genitori si corre il rischio di giustificare l’uso di sostanze in sintonia con il clima culturale dei tempi correnti, si dicono “massì, una canna ogni tanto va bene”. E così nell’immaginario l’uso di sostanze diviene abbastanza tollerato, “tanto lo fanno tutti, i ragazzi sono così, l’importante è che non arrivino ad altre cose…”.

In questi casi quindi, durante questi incontri cerchiamo di far capire ai genitori che “farsi qualche canna” non è un problema da sottovalutare, consigliamo di vigilare e stare attenti, proviamo a creare consapevolezza in loro perché se da una parte, a 14 o 16 anni, non essendoci una storia di anni di dipendenza da sostanze, la situazione è ancora gestibile e rimediabile,  d’altra parte è necessario far in modo che non si vada oltre, che non avvenga l’uso di sostanze come risposta a difficoltà o problemi.

 

Un altro aspetto che rende più complesso il nostro intervento, è quando si ha a che fare con genitori che fanno loro stessi uso o sono dipendenti da qualche tipo di sostanza e/o comportamento. Ad esempio un genitore ha parlato della propria dipendenza da internet, un altro della sua dipendenza dal gioco, qualcun altro dall’alcol. In questi casi, quando questi comportamenti avvengono all’interno di una famiglia, un figlio non sempre percepisce la dipendenza come un problema, rischia di assumere il comportamento come “di norma”.

 

Nel gruppo, quindi, si tenta di svolgere anche un piccolo lavoro di cambiamento rivolto ai genitori, nel tentativo di indicare loro comportamenti e azioni che li rendano credibili agli occhi dei propri figli. Senza giudizio né critica, ma nell’ascolto profondo delle fragilità e complessità di ogni storia.

 

Informazioni utili

 

Nella zona di Rimini, il gruppo di supporto a famiglie con figli con dipendenza è aperto a tutti i familiari che abbiano la necessità di un luogo sicuro in cui parlare, confrontarsi, trovare aiuto. 

Se vuoi partecipare o chiedere maggiori informazioni, contatta Marco Zangheri al numero: 348 5406943

 

Un altro gruppo al momento attivo della Cooperativa Papa Giovanni XXIII di auto aiuto alle famiglie si trova a Vicenza, e quest’anno celebra i 25 anni di attività. Per maggiori informazioni contattare lo 0444-830584.

 

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